L’intervento di Barbara Sgarzi
Nel museo archeologico dell’Università di Pennsylvania è custodita una giara in terracotta di epoca neolitica, ritrovata nel 1996 durante una missione a Hajji Firuz Tepe, un antichissimo villaggio a nord dell’Iran. Era incassata nel pavimento di una cucina preistorica accanto ad altre sei giare di nove litri ciascuna e ancora conteneva al suo interno una sostanza giallognola, un residuo organico con tracce di acido tartarico, acido malico e acido succinico: l’impronta inconfondibile del vino.
Tra quelle giare sono custoditi i primi momenti di una storia d’amore che dura fino a oggi: un rapporto nutrito negli anni da una saggezza collettiva, da paesaggi e tecniche differenti, da un patrimonio di sapienza inestimabile. Il vino ci ha insegnato tanto, è un superstite di culture e civiltà diversissime, che sono confluite – tutte insieme – tra i suoi liquori. E forse anche per questo possiamo prenderlo come un’àncora dell’età ibrida, come un punto fermo di qualsiasi società futura, un compagno fedele delle nostre trasformazioni. Così la pensa anche Barbara Sgarzi, giornalista ed esperta di digitale, che nel suo libro Social Media Wine: Strategie, strumenti e best practice per comunicare il vino online riesce a unire a filo doppio la comunicazione e l’enogastronomia.
Perché sui social si parla sempre di più di vino. I dati raccontano un aumento del 54% dei post a tema food soltanto nell’ultimo anno, un +36% per il beverage in generale e un +56% soltanto per il vino.
Complice l’accelerazione dovuta alla pandemia, tante aziende si sono digitalizzate in fretta ma spesso senza una vera e propria strategia di comunicazione. E così i loro profili social sono finiti per diventare una sorta di brochure, la traduzione nel mondo digitale di quel che potrebbe essere la vetrina di un negozio.
Ma le reti sociali non sono soltanto una bacheca espositiva, quanto soprattutto un canale di conversazione, un modo per farsi conoscere dai propri clienti e per crescere insieme. Così Sgarzi ci ha proposto una scheda tecnica di degustazione un po’ rivisitata, un compendio delle caratteristiche più importanti per un vino ma non solo. Una scheda di valutazione delle parole che usiamo per descrivere il vino (ma, ehi, vale anche per qualsiasi altro prodotto enogstronomico).
I valori di una buona comunicazione sono cinque, occhio a non farvi venire l’acquolina in bocca.
Equilibrata
Un vino è equilibrato se la parte dolce e quella acida si bilanciano perfettamente, se la componente alcolica riesce ad armonizzarsi con l’irruenza dei tannini, fondamentali per mantenere il prodotto fresco a lungo.
Allo stesso modo, una comunicazione equilibrata passa attraverso la scelta delle piattaforme social più adatte ad accogliere il nostro brand, una scelta influenzata dal target a cui ci rivolgiamo ma anche dal messaggio che vogliamo mandare. Ma non solo. Una comunicazione equilibrata sa come bilanciare le esigenze dell’azienda con quelle dei clienti. E’ una comunicazione interattiva, è una conversazione, per cui oltre che parlare è importante ascoltare.
“Non serve essere ovunque. Scegliete dove volete stare e siateci davvero, al meglio”, dice Sgarzi.
Un esempio: la missione di Vita da Viticoltore.
Cristallina
Un vino cristallino è trasparente al bicchiere, un vino che non ha residui. Allo stesso modo, una comunicazione cristallina è sincera e autentica. E’ precisa in tutti gli elementi che la compongono: dall’immagine della cover alle informazioni di contatto, dalla bio agli indirizzi. “È necessario metterci la faccia”, dice Sgarzi. È necessario legare la nostra vita offline a quella online, creando esperienze di visita e di degustazione gradevoli, accoglienti e ben organizzate.
Un esempio: la tenacia di Marilena Barbera che produce vini biologici a Menfi, in Sicilia.
Fragrante
La fragranza nel vino vuol dire fiori ed erbe aromatiche, ma anche i profumi del fieno e dell’erba. Una comunicazione fragrante non ha paura di divertire e di divertirsi. Non è mai rigida ma sa come adattarsi al prodotto con cui ha a che fare. Fragrante vuol dire essere autentici, ridere e sorridere insieme ai propri clienti.
Un esempio: l’esilarante oroscopo del vino di Tannico.
Armonica
Per il vino l’armonia è uno degli aspetti più importanti. Un vino armonico è quello che presenta caratteristiche organolettiche equilibrate, un vino che mantiene le promesse. “Lo guardo e mi dice delle cose, lo annuso e mi suggerisce un sapore, e quando lo assaggio non mente”, dice Sgarzi. Così anche nella comunicazione: un profilo social armonico mette in dialogo tutte le sue componenti: dal visual alle grafiche, dal tono di voce alle palette di colori.
Un esempio: i colori pastello del profilo Instagram della Maison Mirabeau, un’azienda vinicola che produce rosé provenzale.
Persistente
La persistenza di un vino è la sua lunghezza dopo la degustazione, il tempo che rimane in bocca come un retrogusto intenso. Una comunicazione persistente è fatta per essere ricordata, è memorabile. Non ha paura di ripetersi, ma parte da un’idea forte, da una sorta di linea editoriale.
Un esempio: il progetto fotografico di Save the Dolomites, dedicato alla bellezza e alla fragilità delle Dolomiti.