Il Modello Unico Dichiarazione Ambientale (MUD) è il documento in cui sono denunciati i rifiuti prodotti durante le attività economiche, i rifiuti raccolti dal Comune e quelli smaltiti, avviati al recupero, trasportati o intermediati nell’anno precedente la dichiarazione. Il MUD è in vigore dal 2015 ed è strutturato in diverse Comunicazioni, che coprono diverse tipologie di rifiuti: dagli imballaggi ai veicoli fuori uso. Come l’anno precedente, il MUD è da compilare entro il 30 aprile (previste sanzioni in caso di ritardo) attraverso procedura cartacea e/o procedura telematica. Si raccomanda di fare attenzione a quali comunicazioni siano da compilare esclusivamente attraverso la procedura telematica. Non tutti devono presentare il MUD, quindi è consigliato controllare se rientrate nei parametri di esonero dalla compilazione. Per facilitare la compilazione, la Camera di Commercio di Milano ha sviluppato diverse soluzioni: un FAQ automatizzato una guida alla compilazione, riferita all’anno 2015 Per ulteriori domande il Contact…
Birra artigianale: l’espansione birraia in Italia
L’Italia è, storicamente, un Paese legato al vino. Ma, da qualche anno a questa parte, la birra sta lentamente acquistando un ruolo di primo piano. Secondo Coldiretti, infatti, nel 2015 la spesa per la birra è aumentata del 6%, maggiore incremento nel settore delle bevande alcoliche, nonostante un consumo di “soli” 29 litri annui pro capite, contro i 144 della Repubblica Ceca, primatista europea. La spinta arriva soprattutto dall’esplosione dei microbirrifici italiani, che sono tali se la produzione non supera i 10.000 ettolitri annui, e dalla birra artigianale, la cui definizione è ancora in fase di specificazione. Secondo il Rapporto dell’Osservatorio Altis-Unionbirrai sul segmento della birra artigianale in Italia, il numero di microbirrifici italiani è passato dai 335 del 2010 a oltre 800 a fine 2014, di cui oltre 160 solo in Lombardia. L’aumento di micorbirrifici, incide anche sulla quantità di birra prodotta: la crescita annua dei ricavi di settore…
Sharing Mobility: 5 motivi per cui scometterci
La Sharing Mobility è tra le innovazioni che hanno avuto un maggiore impatto nella nostra vita quotidiana. In occasione della Mobility Conference Exhibition 2016, tenutasi agli inizi di Marzo a Milano, vogliamo elencare 5 motivi per cui la sharing mobility sarà uno dei cardini dell’economia 2016: La Sharing Mobility crea introiti per lo Stato: secondo un’indagine condotta da “Il Fatto Quotidiano” le amministrazioni comunali hanno individuato un importante fonte di reddito nelle aziende di car sharing: solo a Milano, Car2Go frutta a Palazzo Marino 770.000 Euro l’anno. La Sharing Mobility aiuta l’ambiente: Legambiente ha pubblicato un report in cui stende le linee guida dei servizi di bike sharing, mostrando come l’utilizzo dei servizi di condivisione diminuisca l’impatto ambientale. La Sharing Mobility è in crescita costante: si calcola che, entro il 2020, il valore di mercato del settore della mobilità condivisa sarà di 6,2 miliardi di Euro, impattando su circa 12…
Le imprese straniere combattono la crisi
Secondo uno studio dell’ISMU sono 5,8 milioni gli stranieri che vivono in Italia, 150mila in più rispetto al 2014. Dal punto di vista occupazionale il 70% degli stranieri in Italia lavora come operaio, ma è sempre più in crescita il fenomeno dell’imprenditoria straniera. Una ricerca pubblicata dalla Fondazione Leone Moressa afferma che sono 656mila le aziende a conduzione straniera, di cui 491mila con un proprietario extracomunitario, e rappresentano l’8,6% del totale degli imprenditori in Italia. I dati mostrano una crescita rispetto agli anni precedenti: secondo Unioncamere Nazionale negli ultimi 3 anni le imprese straniere sono aumentate del 19%, soprattutto grazie a immigrati provenienti da India, Bangladesh e Pakistan. La Regione in cui il fenomeno è più sviluppato è la Lombardia, in cui troviamo il 20,98% di tutte le aziende straniere sul suolo italiano. Nella sola città metropolitana di Milano si conta un +34% d’imprese straniere in quattro anni, che permette…
Big Data e aziende italiane: a che punto siamo?
L’ISTAT ha recentemente dichiarato che le interviste al telefono saranno affiancate e integrate da un maggiore utilizzo dei Big Data Con “Big Data” s’intende il patrimonio d’informazioni cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, in termini di volumi, velocità e varietà. L’analisi dei Big Data, il cui valore di mercato ha raggiunto quota 790 milioni di euro, è diventata la chiave per comprendere come si muovono i clienti; per le aziende questo significa ridurre costi e tempi. A conferma di questa tendenza, secondo una ricerca degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, per più della metà degli imprenditori italiani la gestione degli analytics è una priorità d’investimento e, secondo Accenture, i Big Data sono considerati molto importanti per l’identificazione di nuove fonti di reddito. Se da una parte l’utilizzo di Big Data è frenato da una serie di questioni ancora aperte, come privacy, competenze analitiche e tecnologiche, fonti d’accesso, dall’altra parte…