Creatività e impresa: pane e amore e fantasia, ovvero con la passione e la creatività ci si può guadagnare il pane e anche di più e infatti l’attenzione alle industrie creative è in costante crescita. Lo European Competivness Report nel 2010 mostra come queste aziende apportino il 3,3% del Pil europeo, oltre che il 3% dell’occupazione. Sì, ma che cos’è un’ impresa creativa? La creatività non è in fondo un tratto proprio a ogni forma di imprenditorialità? E infatti la definizione di industria creativa varia a secondo delle latitudini culturali e geografiche. A livello europeo quella che si sta imponendo include tutte le industrie che utilizzano la cultura come input e hanno dimensione culturale, anche se i loro output presentano un carattere principalmente funzionale. Insomma in Europa le aziende attive nei settori dell’architettura, pubblicità, radiotelevisione, software, videogiochi, artigianato, moda, editoria design, cinema e arte, sono considerate imprese creative. Per quello che…
Aprire una pizzeria a Milano? Ecco come
Aprire una pizzeria? C’è ancora voglia di pizza? A Milano si può trovare in ben 2.500 locali, un ristorante su tre. E 61,2% ha ormai un titolare straniero. Leader indiscussi della pizza meneghina gli egiziani che, da soli, superano tutti i pizzaioli italiani. Seguono distanziati i cinesi. Vendono pizza l’84% dei ristoratori egiziani e un ristoratore turco o marocchino su due. E i pizzaioli napoletani? A Milano la pizza è ormai “made in Napoli” solo nell’1,8% dei casi. Questo emerge da una elaborazione Camera di commercio su dati del registro imprese a settembre 2013. Si ma come fare per aprire una pizzeria? Sono due le tipologie di pizzeria: ristorante o da asporto. La differenza? Nel primo caso il cliente si siede e mangia nel locale la pizza che ha ordinato, nel secondo caso se la porta a casa . Non è una differenza da poco, oltre che in termini di investimenti nel…
Expo 2015 l’opinione del mondo
Expo 2015 il mondo che opionione si è fatto? ce lo dice un’analisi della Camera di commercio di Milano condotta attraverso Voices from the Blogs, spin off dell’Università degli Studi di Milano, realizzata tra realizzata tra novembre 2013 e maggio 2014, sui commenti in Rete.su 2 mila commenti pubblicati sui vari canali social da dicembre a maggio. Gli stranieri sono ottimisti in più di tre casi su quattro (75,9%). Temi più discussi sono design, business e tecnologia. I più critici sono in Europa e Stati Uniti, i commenti negativi non superano il 27 – 28%. Ed è New York la città in cui si è più discusso di Expo2015 , seguono Dubai (un risultato anche legato all’assegnazione di Expo2020 alla città degli Emirati), Los Angeles, Bruxelles, San Francisco, Madrid e Barcellona. Nella top-10 anche Jakarta. E di Milano ? della capitale ambrosiana si parla bene nel mondo: il sentimento positivo totale è uguale al 74,1%, e…
Diventare tatuatore? In Italia +74% in due anni
Diventare tatuatore è un buon business? In tempi di crisi il settore ha segnato a Milano un +81% dal 2012 , arrivando a 143 imprese attive nel settore e anche a livello nazionale il comparto non è andato niente male in termini quantitativi + 74% superando quota 1.800 imprese . Nell’ultimo anno sono cresciuti di più a Roma, Milano, Torino, Bologna, Bergamo e Brescia. Il settore è ancora gestito prettamente da uomini, solo un titolare su 5 è donna, mentre il 22% degli imprenditori ha meno di 30 anni. Tigri, lupi, gufi, delfini, pesci koi, farfalle, stelle, soli, lune, rose, calle, ghirlande di fiori, teschi, iniziali, nomi, tribali, maori, ritratti, neri o colorati: un ventaglio di soggetti, stili e colori a disposizione di chi scelga di farsi tatuare: i gusti possono variare ma non cambia l’attenzione alla salute del cliente e alla professionalità dell’operatore. Per diventare tatuatore dal 25 maggio 2013 in Lombardia è necessario avere…
Export dell’italian style nel mondo: che cosa, dove, chi
La mappa dell export dell’italian style ? Ce la fornisce una ricerca della Camera di commercio su dati Istat. Abiti e calzature in Francia e Germania, pellicce in Russia, tessuti e filati in Germania, biancheria per la casa negli Stati Uniti, borse in Svizzera e Francia, gioielli e oreficeria negli Emirati Arabi, pizzi e merletti in Sri Lanka, passamanerie in Romania, abbigliamento sportivo a Hong Kong e in Giappone. Per un export italiano di oltre 51 miliardi di euro nel 2013, +4,7% in un anno. E vince la corsa dell’italian style Milano, seguita da Vicenza e Firenze. Operare e vendere nei mercati esteri richiede però di adattarsi con la flessibilità dovuta alle esigenze e ai gusti del target che si intende raggiungere. Ma come sono organizzate le imprese che esportano l’italian style? Per quanto riguarda Milano Il servizio studi della Camera di commercio di milano ha rilevato come per le imprese …