Quali considerazioni si possono fare sul periodo di siccità degli ultimi mesi?
Il problema della siccità che ha caratterizzato i mesi estivi trascorsi, ha confermato un trend di criticità ambientali e destinato a peggiorare in mancanza di interventi radicali nella gestione della risorsa idrica.
I cambiamenti climatici, le condizioni meteorologiche imprevedibili e le siccità contribuiscono infatti in misura significativa all’esaurimento delle riserve di acqua dolce. Lo dimostra l’esperienza dei mesi scorsi che testimonia un cambiamento climatico in corso con crisi idriche e conseguenti periodi di siccità grave.
La scarsità d’acqua può mettere in crisi il sistema idrico nazionale, per tale motivo risulta necessario e urgente un ripensamento del modello di utilizzo delle acque.
Per far fronte alla siccità è dunque necessario ridurre gli sprechi e le perdite occulte, intervenire sui consumi e incentivare il riutilizzo sia in ambito agricolo che industriale.
Quali strategia si possono mettere in atto oltre ad una riduzione degli sprechi nei consumi idrici?
La riduzione degli sprechi è solo una parte delle strategie che si possono mettere in atto.
Indubbiamente nel nostro sistema idrico nazionale, l’azione di riduzione degli sprechi soprattutto dovuto alle perdite del sistema di distribuzione, può avere un peso importante.
Tuttavia è fondamentale intervenire anche con nuove strategie per il recupero e riutilizzo delle acque non solo per l’agricoltura ma per tutto il nostro settore industriale.
Il recupero e riutilizzo delle acque si inserisce infatti nel nuovo e ormai indispensabile modello circolare che mira a conservare nel tempo il valore di prodotti e servizi, riducendo in questo caso il consumo delle risorse naturali.
Ci sono stati aggiornamenti deI quadro normativo negli ultimi mesi a seguito delle maggiori necessità riscontrate?
Il quadro normativo si sta muovendo nella direzione di un’economia circolare.
Le norme e indicazioni attuali sono principalmente indirizzate al recupero e riutilizzo per fini irrigui in agricoltura, un settore particolarmente vulnerabile per scarsità di risorse idriche.
La normativa si muove soprattutto per garantire un sistema alimentare dell’UE più sostenibile e resiliente e per tutelare nel contempo la salute pubblica e l’ambiente.
Il riutilizzo delle acque è dunque una tematica fortemente presa in considerazione nella politica sulle acque dell’Unione Europea, soprattutto in considerazione della grave siccità affrontata nell’estate passata.
Il focus sul recupero e riutilizzo nel settore agricolo è dovuto al significativo consumo di acqua e impatto dello stesso, sulla risorsa idrica.
Oltre al Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee del 2012, sono disponibili ulteriori documenti e regolamenti tra cui, a titolo di esempio: la comunicazione UE del 2015 sull’economia circolare che afferma che “il riutilizzo delle acque reflue trattate in condizioni sicure ed efficienti rispetto ai costi è un mezzo valido ma sottoutilizzato per aumentare l’approvvigionamento idrico e alleviare la pressione su risorse troppo sfruttate”, il Regolamento del 2020 sulle prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua a fini irrigui in agricoltura, che dovrà essere applicato dal 26 giugno 2023.
E’ tuttavia auspicabile che le Istituzioni Europee emanassero nuove disposizioni e linee guida anche sul recupero e riutilizzo delle acque nei settori produttivi industriali fornendo indicazioni utili e prescrizioni alle aziende, per inserire nei piani di investimento e nei piani strategici aziendali interventi e investimenti sul risparmio e recupero della risorsa idrica.
Quali sono le tecnologie e gli usi per il riutilizzo delle acque che possono portare ad una circolarità dell’acqua in tutte le filiere?
Ad oggi esistono diverse tecnologie di affinamento per il recupero e il riutilizzo delle acque.
Tra le più efficienti troviamo ad esempio sistemi di affinamento a membrana, dalla microfiltrazione all’osmosi inversa. L’evoluzione tecnica rende oggi queste tecnologie affidabili ed efficaci.
La normativa prevede che il riutilizzo delle acque reflue sia consentito solo per alcune finalità quali l’irrigazione (irrigazione di colture irrigazione di aree destinate a verde, attività ricreative o sportive), la destinazione civile (lavaggi strade, alimentazione dei sistemi di riscaldamento o raffreddamento, alimentazione di reti duali) e infine la destinazione industriale (acqua antincendio, di processo, di lavaggio e per i cicli termici dei processi industriali).
In Italia, nel settore industriale sono esclusi gli usi che comportano un contatto tra le acque reflue recuperate e gli alimenti o i prodotti farmaceutici e cosmetici.
Come noto la risorsa “acqua” ad oggi in Europa ed in particolar modo nel nostro Paese, ha un costo di approvvigionamento basso, tale per cui nella valutazione di fattibilità non possono e non devono essere inseriti solo i costi reali ma anche i costi ambientali e i costi per mancate produzioni in caso di criticità di approvvigionamento.