2002: Odissea nello spazio (digitale)
Non è semplice definire l’anno zero dei social network.
Il momento in cui tutto è cambiato, in cui la comunicazione è passata dal sistema emittente-ricevente (un sistema collaudato per tutti i mezzi di comunicazione più classici come la televisione, la radio e i giornali) a una gigantesca rete globale fatta di nodi che leggono e ascoltano, certo, ma soprattutto rispondono agli altri nodi amici con parole, video, foto e musica.
Non è facile definire l’anno zero, dicevo, ma possiamo fissarlo nel 2002: l’anno in cui è nato Friendster.
Forse neanche ve lo ricordate più questo antico progenitore di Facebook. Il suo sito ormai è stato cancellato dalla memoria collettiva di internet, rendendo impossibile fare un qualsiasi tipo di archeologia. Eppure le sue tracce riverberano da qualche parte nell’etere: dentro le riflessioni dei nostalgici più affezionati che ne analizzano la caduta neanche fosse l’Impero Romano d’Occidente o ancora all’interno di una commoventissima pagina Facebook amministrata (ai tempi) proprio dallo staff di Friendster.
Insomma, l’anno zero dei social network risale a poco meno di una ventina di anni fa e da allora il mondo è cambiato.
Secondo Forbes, l’anno scorso ogni americano ha speso in media 1.300 ore sui social media, più o meno tre ore al giorno. Facebook è ancora in testa, nonostante l’ascesa di tante altre piattaforme usate soprattutto da utenti più giovani. Secondo Statista, nel mondo, la media “scende” a poco più di due ore al giorno, rappresentando circa la metà del tempo totale che gli utenti spendono su internet.
Il 2002 è stato senza dubbio uno degli anni più ibridi della storia. Nel 2011 Martin Hilbert e Priscila López pubblicano un articolo su Science dove riportano un lungo studio sull’archiviazione dei dati all’interno di diversi tipi di dispositivi. Ve la faccio breve, secondo i due studiosi proprio nel 2002 i dati immagazzinati su supporti digitali avevano superato (in numero) quelli analogici.
Il 2002 è stato l’anno del sorpasso. L’anno in cui anche gli esseri umani hanno deciso di fare una copia di sicurezza delle loro esistenze su internet, un posto dove starsene al sicuro dallo scorrere del tempo: l’anno d’inizio dell’era digitale.
Da allora sono nati moltissimi social network, ognuno in cerca della sua fetta di mercato: LinkedIn, MySpace, Facebook, Flickr, YouTube, e poi ancora Twitter, Instagram, Pinterest, Tinder e TikTok. Alcuni sono nati e morti in una manciata di anni, lasciando dietro di sé soltanto poche tracce paleodigitali.
Su ogni piattaforma mostriamo un certo lato di noi. Vi ricordate della Dolly Parton Challenge? Pubblicare le foto profilo di quattro social media diversissimi come Facebook, Linkedin, Instagram e Tinder è una sfida tanto semplice quanto intuitiva. Perché tutti sappiamo bene cosa funziona su ognuno di loro e quali sono i contenuti più adatti ai nostri contatti.
I social media sono uno degli habitat più particolari tra quelli digitali che abitiamo in questa nuova epoca. E abbiamo imparato a conoscerli con gli anni. Il 26 ottobre parliamo di come sfruttarli al meglio insieme a Barbara Sgarzi. Giornalista professionista ed esperta di comunicazione digitale, ci aiuterà a riflettere su come usare questi strumenti anche per la comunicazione dell’industria del food. Un modo per festeggiare la Milano Restaurant Week che dal 22 al 31 ottobre celebrerà nel capoluogo lombardo una delle economie più colpite dalla pandemia.
Se volete essere dei nostri potete seguire l’evento gratuitamente nella solita modalità ibrida: scegliendo tra le poltrone fisiche a Palazzo Emilio Turati e i posti virtuali sulla piattaforma de L’Età Ibrida. Sempre dalla Camera di commercio Milano Monza Brianza Lodi, sempre alle 18. Portate voi stessi e tutti i vostri avatar.