Dal videomaking alla ciclofficina: la storia di chi ha deciso di rimettersi in gioco.
Quando passione e intraprendenza si incontrano, si aprono nuove strade. È il caso di Milena Passamonti, che ha scelto di formarsi con uno dei nostri corsi Bike Factory per diventare meccanica di biciclette.
Ci ha raccontato il suo percorso, tra bici smontate, nuove sfide e tanta voglia di imparare.

Com’è nata la passione per la bicicletta?
Io ho sempre pedalato, nessuna grande uscita, utilizzo la bicicletta come mezzo di trasporto e a un certo punto ho voluto capirne qualcosa di più. Volevo imparare a fare qualcosa io, con le mie mani, quindi sì, la mia passione è andata un po’ oltre al piacere o alla comodità di pedalare, ma anche dalla voglia di saper mettere mano alla propria bicicletta.
Dalla passione per pedalare a diventare meccanica della bici, com’è avvenuto il salto professionale?
Ho conosciuto Roberto D’Anna al corso di Bike Factory, a me serviva fare pratica e lui stava aprendo il suo secondo punto vendita in centro a Milano. Questo è stato il mio inizio, facendo uno stage professionale due giorni alla settimana. Il mio primo compito? Roberto mi disse, là ci sono cinque bici da smontare! Ho iniziato così, smontando le bici e prendendoci non solo la mano, ma anche gusto!
Cos’è scattato a quel punto?
Ma guarda, io volevo sapere di più sulla bicicletta per una mia cosa personale, per avere un pochino più di conoscenza del mezzo per me. Però adesso che sono qua da un po’ di settimane, sai che è bello questo ambiente? Smontare e montare mi piace, mi sento a mio agio.
Come hai imparato a riparare le biciclette?
Era un po’ che avevo questa idea, avevo fatto delle ricerche online sui corsi di ciclomeccanica, e ho intercettato il corso di Bike Factory, la scuola di Bike Economy della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Ho fatto un po’ di valutazioni e alla fine ho scelto questo.
Cosa ti ha convinto di questo corso rispetto ad altre offerte?
Mi ha attirato il fatto che fosse di lunga durata e che si dava ampio spazio alla pratica. Quindi non era solo teoria e non era il corso del weekend dove, sì, magari qualcosa impari, però non hai il tempo di ripetere le cose manualmente e formarti veramente. Devo dire che tutto il programma mi ha incuriosita.
Le prime impressioni lavorando in ciclofficina, quali sono state? Eri spaventata?
No, no, in realtà no. È stato molto diverso rispetto a mettere le mani durante i corsi sulle biciclette. Diciamo che è stato un ampliamento di quello che ho imparato al corso. E poi passi da essere “studente” a essere responsabile nel tuo lavoro, mi sono dovuta mettere in gioco ed eccomi qua.
È stato diverso il lavoro rispetto a quello che immaginavi o è più o meno quello che ti eri già prefigurata?
Quando ho iniziato a fare il corso non avevo un’idea precisa di come sarebbe potuto essere fare questo mestiere. Poi man mano ho iniziato a immaginarlo e diciamo che entrare in ciclofficina è stato naturale, non sorprendente.
Quando tu hai iniziato a fare il corso cosa facevi?
Lavoravo come videomaker. Poi però mi è scattata la voglia di fare qualcosa con la bicicletta e così ho deciso di cambiare completamente.
Cosa rappresenta per te la bicicletta?
Domanda difficile! Per me è il futuro. È il migliore mezzo di trasporto urbano, forse può essere secondo solo allo scooter.
Che programmi hai per il futuro? Quali sono le tue ambizioni?
Migliorare. Continuare a lavorare in questo ambito e diventare sempre più esperta su tutta una serie di tecniche per gestire biciclette anche molto diverse. Insieme a Roberto D’Anna abbiamo steso un piano di lavoro, nero su bianco, con degli obiettivi di sviluppo professionale. Mi sono data un anno di tempo per provare a raggiungerli. E fin qui, tutto bene!