Dal 2000 al 2012 nel capoluogo lombardo sono stati 869 i soggetti indagati nell’ambito di 64 procedimenti penali aperti per il reato di associazione di tipo mafioso. Lo riferisce la ricerca “Espansione della criminalità organizzata nell’attività d’impresa al nord” promossa dalla Camera di Commercio di Milano in collaborazione con Assimpredil Ance, il Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale, il Dipartimento di Studi Giuridici “Angelo Sraffa” dell’Università Bocconi di Milano e il Banco Popolare.
Tra i reati più contestati in concorso con quello di associazione mafiosa spiccano il traffico di stupefacenti(462 casi), ricettazione e riciclaggio(341 casi), la detenzione e porto d’armi(224 casi), l’estorsione(106 casi), omicidi e reati contro la persona(88 casi) e usura(72 casi).
Se si considera che il territorio milanese conta circa 290mila imprese e oltre 400 mila tra titolari, soci e funzionari attivi nell’economia l’infiltrazione mafiosa resta ancora un fenomeno limitato. Tra chi è coinvolto 1 su 10 è imprenditore e i settori più colpiti sono quelli legati all’edilizia(1 caso su 2), bar e locali notturni, servizi finanziari e di smaltimento rifiuti.
La associazione mafiosa maggiormente coinvolta nei procedimenti avviati sul territorio milanese è la ‘Ndrangheta(74% dei casi), segue Cosa Nostra(8%), Sacra Corona Unita(4%) e poi le associazioni criminali straniere nel 2% dei casi. Le forme di intimidazione più diffuse sono la violenza diretta alla persona, le minacce e il danneggiamento di beni.
Dall’analisi dei dati anagrafici delle persone coinvolte emerge che il tipo di criminalità mafiosa presente sul territorio milanese è una criminalità di emigrazione, ancora ferma alla prima generazione di emigranti: il 61% dei proposti è originario della Calabria, il 7% di Campania e Sicilia, il 3% della Basilicata, il 6% della Puglia e il 16% è Lombardo.
Nell’ambito dello studio è stato proposto un questionario alle imprese e alle società attive in territorio lombardo per valutarne la conoscenza e la percezione della criminalità organizzata. Dalle risposte è emerso che le imprese sono particolarmente sensibili al tema, lo conoscono in modo sufficiente e ritengono che per arginare il fenomeno lo Stato debba colpire più duramente le persone coinvolte. Nella percezione degli intervistati gli strumenti più utili per contrastare il fenomeno sono un forte richiamo alla cultura della legalità, controlli territoriali più mirati e manovre per arginare corruzione e clientelismo.