Le Assistenze Specialistiche sono un servizio gratuito di orientamento pensato per le imprese e le start up, su diverse tematiche, a partire dalla digitalizzazione. Si tratta di un progetto che la Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi ha voluto e ideato dal 2012. Un aiuto importante per le PMI, gli imprenditori e gli aspiranti tali, per fornire un sostegno concreto su varie tematiche. Tale servizio si applica sulle più frequenti necessità: come aprire un’azienda, una start up, come difendere la proprietà intellettuale, come avviare l’attività on line, come trovare nuovi mercati, ecc..
Le richieste di partecipazione sono sempre più numerose e per questo la Camera di Commercio si è organizzata anche in tempo di Covid, così da mantenere sempre attivo il servizio, sia attraverso webinar sia con appuntamenti prefissati. Il servizio di orientamento si svolge o in piccoli gruppi (anche per far conoscere gli imprenditori tra loro) o in incontri singoli e personalizzati di un’ora ciascuno.
Abbiamo chiesto ad alcuni degli esperti selezionati dal nostro Ente, in materia di innovazione, qual è secondo loro lo scenario del mondo economico, quali le principali sfide che le PMI dovranno affrontare, ed infine, qual è il sentiment che loro rilevano da questi incontri.
Il primo specialista che abbiamo intervistato è Andrea Landi, consulente di Web marketing ed e-commerce presso lo Studio Landi.
Da quanto tempo lavora con la Camera di Commercio per le consulenze specialistiche? Cosa ne pensa di questo tipo di aiuto alle imprese e come le imprese lo vedono?
Collaboro con il vostro Ente da aprile 2020. Credo che questa iniziativa rappresenti, soprattutto in un momento storico come quello attuale, un tangibile segno di sostegno da parte di Camera di Commercio, nell’accompagnare le imprese in un processo di rinnovamento ormai necessario. Le Aziende italiane (soprattutto le PMI) hanno bisogno di comprendere quali possano essere oggi gli strumenti di crescita e come usarli al meglio. L’interesse, su questi temi, è stato davvero notevole.
Quali sono gli aiuti più frequenti che le vengono chiesti dalle PMI?
In occasione dei vari progetti che ho supportato mi è capitato spesso di incontrare imprenditori che ritenevano che gli strumenti digitali fossero l’obiettivo, commettendo un imperdonabile errore di approccio. La digitalizzazione non deve essere l’obiettivo, ma il veicolo per la crescita. Tutto deve sempre partire da una attenta analisi del prodotto, dei clienti e del mercato, per poi ideare il progetto digitale che consenta, in modo adeguato e puntuale, lo sviluppo del business.
Anche secondo Alberto Provenzali, consulente di direzione free lance nel campo della strategia di marketing, il servizio di assistenza della Camera è molto utile:
“Trovo eccellente questa modalità di aiuto alle imprese, poiché permette di coniugare molto bene l’aspetto astratto del pensiero strategico, con ampie possibilità di esemplificazione e, soprattutto, con l’opportunità di affiancare l’imprenditore nell’applicazione concreta dei modelli strategici alla propria azienda. Mi viene chiesto di immaginare, insieme all’imprenditore, l’evolvere e il rinnovarsi della strategia, di interpretare i segnali ambientali, di rappresentare uno “specchio” molto sincero che aiuti l’imprenditore a confrontarsi con punti di vista differenti dai suoi, di individuare le implicazioni operative del rinnovamento strategico, di favorire l’interiorizzazione delle novità strategiche e operative da parte dei manager. Purtroppo la resistenza al cambiamento di mentalità, di stili di leadership e di pratiche manageriali è molto forte. Ho l’impressione, però, che le generazioni imprenditoriali più giovani abbiano un’attitudine all’apertura e al cambiamento maggiori.”
Per Gaetano Bonfissuto, Digital Export manager ed esperto di comunicazione d’impresa, la situazione attuale è davvero drammatica e le imprese, spesso troppo piccole, hanno bisogno ogni sorta di aiuto:
Sia i piccoli sia le realtà di medio-grandi dimensioni, pensano che l’e-commerce sia la soluzione-panacea per tutto. Non è così! Di base, ci vogliono tempo, formazione, investimenti e strategie perché l’e-commerce possa aiutare. Bisogna adottare dei comportamenti in primis più digitali. Ad esempio, se voglio essere più visibile sui social, non devo solo avere un sito o il profilo della mia azienda, mi devo mettere io per primo, con la mia faccia. Le imprese hanno bisogno di trovare oltre al commercialista di fiducia, il loro consulente su misura – che non trovano all’interno della loro azienda – che li traghetti nell’impresa del futuro. Non c’è ancora una chiara consapevolezza di questa necessità da parte degli imprenditori, ma è fondamentale.
Un consiglio pratico che ha portato buoni frutti?
Ad una signora che produce bottoni, ho consigliato il salto sull’e-commerce, ma non basta una piattaforma e via. Ci vuole la strategia e la formazione. Le ho consigliato anche di cercare i clienti attraverso gli agenti che, muniti di tablet, possano andare presso i negozi nelle regioni di suo target. Metodi tradizionali e innovazione hanno avuto successo. Ci vuole un piano strategico che farà cambiare la gestione nel medio-lungo periodo. L’e-commerce da solo non basta. Inoltre, sulla scelta del social network più strategico, bisogna valutare bene: per alcuni business di vendita diretta, è molto più funzionale Facebook di LinkedIn.
Che le difficoltà maggiori riguardino “il salto al digitale”, è un aspetto che rileva anche Fabrizio Mignani, consulente marketing e CEO di Sharenow.
“E’ molto difficile far capire quanto le politiche vincenti siano sempre “multicanale”, cioè con sito proprio costruito su logiche SEO, combinato con attività social pianificate ed avanzate.
Il percorso di una seria digitalizzazione delle PMI (che porti a veri risultati, visibilità e vendite in Rete per le aziende) non passa da scorciatoie come siti di poco conto “automatizzati”, pubblicità in portali senza visitatori, app miracolose che nessuno mai scaricherà.
Le aziende piuttosto devono imparare sempre di più le basi del web marketing nel senso più profondo del termine. Devono, cioè, portare a casa know-how (la formazione aiuta a risparmiare e ad essere più efficaci) per potersi rivolgere in modo appropriato, mirato e soddisfacente a consulenti digitali onesti, autorevoli e, professionali.
Entità come le Camere di Commercio possono aiutare sia nella formazione, sia nella messa in connessione con consulenti adeguati. Un e-commerce necessita, fra l’altro, di grande cura in termini di inquadramento marketing e comunicazione, di studio delle parole chiave da associare ai contenuti di siti e social (anche ai prodotti), e di preparazione fiscale e logistica (pagamenti, spedizioni) alla vendita.
La “logistica” è un concetto centrale anche secondo Bonfissuto, che afferma: ”Al digitale, che sarà una strategia permanente e imprescindibile – perché non si tornerà più come prima – sarà complementare la logistica, che sarà il fulcro del business. E lo è già, con i colossi mondiali, la blockchain e, come vediamo, con la distribuzione dei vaccini stessi.”
Sul fronte Industria 4.0, facciamo il punto con Valerio Grassi, Innovation manager e CEO ATLAS Advanced Technologies s.r.l.s, che ci spiega le difficoltà di natura pratica che incontrano spesso le PMI: come accedere agli incentivi, capire quali sono le misure a supporto delle imprese e simili.
“Concorrono ai problemi anche atteggiamenti di reticenza e diffidenza verso l’innovazione e il cambiamento. Figure come gli innovation manager e i consulenti esperti di digitalizzazione possono aiutare le aziende, ma è necessario fare divulgazione sulle possibilità che il Governo e il mercato offrono in questo ambito.”
E ancora:
“La tematica più frequente che mi viene richiesta è relativa alla interconnessione dei sistemi produttivi ai sistemi gestionali di fabbrica. Il consiglio che mi sento di dare per questa tematica è quello di sviluppare una rete dati efficiente e di affidarsi a professionisti esperti. Purtroppo vi è molta approssimazione in questo settore.
A volte gli elettricisti che materialmente posano cavi si sovrappongono a specialisti di IT con conseguenze catastrofiche per le aziende.
Credo che la quarta rivoluzione industriale non sia una questione puramente tecnologica, ma soprattutto un’ opportunità per mettere al centro l’uomo, non più legato all’azione ripetitiva imposta dalle macchine ma libero di esprimersi proprio grazie ai nuovi strumenti che gli sono messi a disposizione”.
Sullo scenario futuro, ci dà la sua ampia visione Alberto Provenzali:
“Il Covid si sta rivelando un potentissimo acceleratore del cambiamento. Lo impone senza offrire alle imprese alternative di sopravvivenza e a prezzi sociali estremamente elevati. I settori maggiormente investiti mi sembrano quelli della salute, della tecnologia, dell’istruzione, della distribuzione al dettaglio, dell’organizzazione del lavoro, delle politiche attive del lavoro, dei processi decisori in politica, dell’urbanesimo, dei trasporti.
Penso che ogni cambiamento avverrà sempre di più su scala planetaria e che le persone si sentiranno sempre di più cittadine del pianeta. A me sembra che gli imprenditori, i manager e i lavoratori siano consapevoli e, complessivamente pronti a questa enorme sfida. Certamente vanno stese reti protettive e meccanismi di aiuto temporaneo poiché lo sforzo è molto, molto pesante e complesso.
Secondo me l’umanità ha l’opportunità di uscire molto migliorata dalla tragedia in atto se saprà vivere a fondo il lutto delle circostanze attuali. Non ci sarà resilienza vera, profonda, senza la compassione per l’attuale dolore proprio e altrui. Occorre un senso profondo della relazione interpersonale. Percepisco un rischio di superficialità promossa dagli slogan amplificati dai mezzi di comunicazione e dalle reti.
Ho l’impressione che, anche grazie alla tecnologia, siano sempre più diffuse le “materie prime” della cultura, del sapere scientifico e della creatività, mentre ora tendano a venir a mancare la capacità realizzativa, la concretezza, l’affidabilità, la capacità di concentrarsi.
Vedo l’imprenditorialità affermarsi sempre di più come modello valoriale, di pensiero e di vita. Vedo un’imprenditorialità consapevole e responsabile diffondersi nella domanda e nella pratica della società. Tuttavia, sono ottimista, ma occorre fare molta attenzione alla “palla al piede” costituita dai nostri istinti egocentrici e distruttivi. Infatti sembrano non esserci ampi margini di tempo per attuare cambiamenti nelle modalità di convivenza sul pianeta senza che avvengano modificazioni ambientali irreversibili, molto pericolose.”