Ad
Archivio

Mini-bond: una nuova opportunità di finanziamento per le imprese

Bisogni delle imprese e accesso al credito in tempo di crisi

Tra il 2005 e il 2013 in Italia il rapporto tra fabbisogno finanziario dell’impresa e investimenti fissi lordi è salito dal 35,7% al 44,7% con un picco del 61,8% nel 2008, secondo una recente elaborazione del Consorzio Camerale per il credito e la Finanza  sulla base di dati Bankitalia  . Contemporaneamente però è diminuito dal 37,4 al 31,4%, il rapporto tra valore aggiunto al netto dei costi di personale e di struttura – cosiddetto MOL – e valore aggiunto complessivo, determinando di fatto una diminuzione del livello di autofinanziamento delle imprese.

La crescente necessità di reperire capitali ha comportato una aumento della dipendenza dal credito bancario, il cui accesso è stato sottoposto a condizioni sempre più restrittive. Non a caso, il credito alle imprese, secondo la stessa elaborazione , ha registrato una flessione del 6% nel periodo settembre 2012-settembre 2013.

Lo scorso novembre a Milano un’impresa su 5 aveva bisogno di credito, il 13% lo aveva richiesto ma solo il 7% lo aveva ottenuto in modo integrale e quasi 1 su 20 se lo era visto rifiutare: lo rilevava una ricerca condotta da Ipsos per Camera di Commercio.

<strong>Dal credit crunch alla diversificazione delle fonti di finanziamento: i minibond.</strong>

Tuttavia, dalle ceneri di questa situazione ormai nota come “credit crunch”, sta nascendo un fenomeno nuovo: la diversificazione delle fonti di finanziamento a titolo di debito, che passa soprattutto attraverso strumenti prima d’ora sconosciuti o quasi come il crowdfunding  e i minibond .

Di minibond si è parlato di recente a un convegno  organizzato presso la Camera di Commercio di Milano, ente che da tempo sostiene l’opportunità di un cambio culturale in tema di credito. Innanzitutto di cosa si tratta: i minibond sono una forma di obbligazione societaria a medio lungo termine oggi resa accessibile anche alle imprese non quotate (ad esclusione delle microimprese) grazie alle innovazioni introdotte dal Decreto Sviluppo .

Ma sono uno strumento per tutti? Le condizioni di accesso oggi più favorevoli possono renderli uno strumento per molti, tenendo conto dell’estensione dei vantaggi fiscali prima riservati alle sole società quotate: piena deducibilità degli interessi passivi, esenzione della ritenuta sugli interessi passivi e deducibilità dei costi inerenti l’emissione (commissioni bancarie, compensi per prestazioni professionali).  Naturalmente, per goderne è necessario il verificarsi di alcune precise condizioni che vanno peraltro documentate, come ha chiarito l’Agenzia delle Entrate con la circolare del 6 marzo.

Inoltre devono esistere delle condizioni preliminari e cioè: avere uno sponsor finanziario che assista gli emittenti e garantisca la liquidità dei titoli; l’ultimo bilancio dell’emittente deve essere stato revisionato da un revisore legale o da una società di revisione; inoltre i titoli devono essere collocati presso investitori qualificati e circolare solo tra questi, a patto che non siano direttamente o indirettamente soci.

Cosa fare allora? Di certo valutare bene l’impatto che questo comporta sulla gestione economico finanziaria dell’impresa, l’impegno in termini di trasparenza, oneri di gestione e costi dell’operazione. E, naturalmente, commisurare tutto questo ai vantaggi, che possono essere diversi: oltre alle agevolazioni fiscali, vanno considerati i benefici derivanti dalla diversificazione del debito, la possibilità di accesso diretto per le pmi ai mercati internazionali dei capitali, l’allungamento della durata media delle sue fonti di finanziamento grazie al fatto che i minibond possono essere emessi solo con scadenza medio-lunga. E c’è poi un potenziale ed indiscutibile vantaggio in termini di diffusione del brand sia della società che li emette che degli investitori.

L’agenzia di rating CRIF stima un mercato potenziale per i minibond di 10.457 imprese che arrivano a 34.300 secondo le previsioni di CERVED. E’ un mercato in gran parte inesplorato che istituzioni come la Camera di Commercio di Milano possono sostenere svolgendo alcune importanti funzioni:

Offrire informazioni sullo strumento
Favorire chiarezza su tempi e costi
Offrire supporto per incontrare investitori interessati

Le imprese interessate potranno approfondire l’argomento leggendo l’analisi Minibond: istruzioni per l’uso.

Condividi!

Scrivi un commento