L’Ing. Valeria Carozzi, Esperta dell’Assistenza Specialistica Ambiente ed Economia Circolare della Camera di commercio, ci parla della redazione del Bilancio Sociale di impresa, concepito come uno strumento per comunicare efficacemente all’esterno.
Perché parlare di Corporate Social responsibility (CSR) ed Environmental Social and corporate Governance (ESG)?
Perché in un mondo dove 9 cittadini su 10 sperano di vivere in un mondo più sostenibile, e l’attenzione del mercato e dei clienti è sempre più focalizzata su temi etici e di impegno sociale, una società che guarda al futuro non può fare a meno di prendere in considerazione anche questi elementi per il suo successo.
Di cosa stiamo parlando?
Nel pensiero dei fautori della CSR, l’impresa, accanto all’obiettivo di realizzare i suoi fatturati ed al dovere morale di rispettare norme e leggi, ha la necessità di rispettare clienti e fornitori e deve impegnarsi a restituire alla società il valore che si ricava con il proprio business.
Da questo concetto si è poi sviluppato un più ampio sistema di valori che abbraccia anche il clima lavorativo, la parità di genere, il rispetto della diversità, l’impegno nella tutela ambientale e nel garantire ricadute positive sulle comunità locali.
La parte migliore di questo approccio è che ogni azienda è libera di intraprendere le proprie iniziative. L’unico vincolo è dato dalla raccolta dati necessaria a dare visibilità a queste iniziative, che deve essere oggettiva e riscontrabile (e per questo si ricorre a degli standard internazionali). E proprio questa libertà permette di mettere in pista progetti utili, con ricadute reali e spesso particolarmente innovativi
Per quali realtà è pensata la CSR?
Come spesso accade si sono attivate per prime le grosse aziende, spesso multinazionali, che hanno capito che servire bene i clienti, prendersi cura dei dipendenti, rispettare i fornitori e impegnarsi per migliorare le condizioni sociali e ambientali sulle quali si può effettivamente intervenire sono diventati un elemento integrante le politiche ormai obsolete del mero profitto.
Ma la particolarità che rende unica e interessante l’applicazione della CSR è che non ci sono limiti dimensionali o impegni economici minimi che possono renderla più o meno interessante.
Per quanto la normativa al momento, con la legge 254/2016, imponga alle sole aziende quotate in borsa l’obbligo di rendicontare nel bilancio anche informazioni rientranti nell’ambito della CSR, qualsiasi azienda nell’ambito della sua sfera di influenza ha la possibilità di apportare i suoi miglioramenti e di comunicarli e condividerli con il mercato e con i suoi interlocutori (siano essi dipendenti, fornitori, comunità locali, ecc).
Un potente strumento di Marketing
Le ricadute di immagine e le potenzialità comunicative abbinate all’impegno nell’ambito della CSR son molteplici, soprattutto ai giorni d’oggi nei quali una impresa è sempre sotto i riflettori dei suoi follower sui social.
Infatti un altro elemento che caratterizza la CSR e che, a mio modesto parere, con l’avvento dei social può avere un effetto esplosivo se gestito bene, è il coinvolgimento degli stakeholder nelle proprie iniziative. Un presupposto che è spesso preteso dagli stessi standard di riferimento.
Penso quindi che la combinazione di iniziative sostenibili con il coinvolgimento del proprio pubblico possa avere infiniti risvolti positivi per il marketing aziendale. L’unico limite resta la fantasia e la disponibilità di risorse.
Il tutto facendo attenzione a non scadere nel social washing o nel green washing. Bisogna ricordarsi che i nostri interlocutori sono spesso molto ben informati e vogliono riscontri oggettivi su cui basare le loro scelte.