L’attività di cui le donne si occupano principalmente è il commercio e dai dati del Registro delle Imprese si è arrivati a individuare una maggiore concentrazione di esercizi rosa in corso Venezia e in via Odoardo Tabacchi. Ma anche il settore hi-tech è piuttosto florido. Ne avevamo parlato proprio in questa sede qualche mese fa, in occasione dell’annuale conferenza internazionale Women&Technologies organizzata dall’associazione Donne e Tecnologie, in cui viene focalizzata l’attenzione su tematiche di particolare interesse e attualità – nell’edizione 2012 si è parlato di responsabilità sociale d’impresa e di applicazione della scienza e della tecnologia in favore di un’alimentazione consapevole – e viene assegnato il premio Le Tecnovisionarie.
Considerando che subito appresso al commercio si posizionano bene i servizi alla persona (siamo circa al 10%), forse è possibile pensare che stia davvero prendendo piede quel nuovo “settore” che è stato definito motech. Il richiamo esplicito è al termine ebraico motek, cioè “dolcezza”, con l’intenzione di indicare l’integrazione tra spirito materno e tecnologia. Quando si parla di motech dunque ci si riferisce alla tecnologia al servizio della persona e della famiglia (assistenza sociale e sanitaria, gestione domestica, istruzione, consulenza professionale, cura dell’alimentazione e del benessere) nell’ottica dell’annosa questione della conciliazione. Questi servizi hanno già trovato mercato in altri paesi dell’UE e potrebbero trovare terreno fertile anche in Italia, dove l’imprenditoria femminile continua a scontrarsi con le esigenze del privato e i limiti del welfare.