Mangiar fuori piace: dalla colazione ai pasti, gli italiano mangiano fuori 28 volte al mese
72 miliardi di euro: tanto spendono per consumi di cibo e bevande fuori casa gli italiani che in media “mangiano” fuori 28 volte in un mese, non necessariamente a cena, ma in diversissime “occasioni di consumo” dalla pausa pranzo alla colazione al bar sino all’apericena, con un’incidenza sui consumi totali che dal 12% del 1970 è arrivata al 32%.
Sono alcuni dati della ricerca presentata da Tradelab in occasione della conferenza stampa di Host, la manifestazione di riferimento del settore Horeca, in programma a Fiera Milano a fine ottobre.
Mangiare bene non basta più: i locali di tendenza sono quelli dove si mangia sano e in un “contesto” stimolante
La ricerca segnala 4 “must” per chi consuma fuori casa: qualità accessibile, mangiar sano, sostenibilità e ricerca di un’esperienza. Ciò significa che per il consumatore , i locali di tendenza non sono solo quelli dove si mangia bene, ma dove il cibo è anche “buono” dal punto di vista nutrizionale e con un rapporto corretto qualità prezzo. E ancora, il consumatore è attento al tema della sostenibilità ( ad esempio nelle scelte di locali con arredi ecosostenibili, smaltimento responsabile degli scarti) e della “condivisione” dell’esperienza di consumo, ad esempio attraverso i social network o appuntamenti continuativi come le lezioni di cucina.
Chi intende avviare un’attività di somministrazione di cibi e bevande deve necessariamente tenere conto di questa evoluzione del consumatore verso questo atteggiamento “multicanale” che lo porta a frequentare luoghi diversi in base all’occasione e ai bisogni.
In parte, il mondo della ristorazione ha già iniziato ad adeguarsi lavorando su format innovativi e con un elevato livello di differenziazione del prodotto in grado di trasformare punti di consumo tradizionali in locali di tendenza. Infatti secondo la ricerca, si tende a superare il concetto di locale “generalista” in favore di un’offerta sempre più specializzata anche all’interno di uno stesso canale. Tra i diversi esempi citati, non può mancare il bar che, in base alla rilevanza delle occasioni di consumo, si configura come Breakfast&morning bar, Lunch bar, Evening&Night Bar , Bar multispecializzato e bar non specializzato, quelli in maggiore diminuzione proprio perché non hanno saputo darsi un posizionamento ben definito.
Pur cambiando pelle, bar e ristoranti indipendenti restano comunque leader nel mercato: la ristorazione indipendente in Italia pesa per oltre l’80% del mercato totale e vale 33 miliardi di euro che arrivano a 36 considerando i take away, mentre quasi 130mila bar sviluppano 20 miliardi di euro. Rispetto ad altri paesi europei, il ruolo della ristorazione commerciale o “in catena” è invece più contenuto: questo mercato in Italia si presenta ancora concentrato – la ricerca individua 14 player principali – ma in evoluzione con oltre 2000 player locali e numerosi format, dalla yogurteria alla ristobottega alla piadineria che possono costituire anche opportunità di autoimpiego. Chi fosse interessato, ne può valutare alcune da vicino durante la prossima Fiera del franchising.
Per maggiori informazioni sugli adempimenti amministrativi legati all’avvio di un’attività nel settore e un primo orientamento sullo start up d’impresa, è sempre possibile partecipare a un incontro con gli esperti del Punto Nuova Impresa di Formaper .