Un giro tra i cluster di Expo aiuta a fare scoperte fuori dai luoghi comuni. A partire dal rito del caffè.
Tra i motivi per visitare Expo Milano 2015, se bisogna trovarne uno in più, è imparare quanto sia speciale un rito giornaliero come la colazione o la cena, perché dietro ogni alimento si nascondono centinaia di storie e verità fuori dai luoghi comuni. Per scoprirle, basta fare un giro tra i cluster.
Bere un buon caffè a colazione o dopo pranzo, è un’autentica tradizione italiana. Ad Expo, che al caffè dedica un intero cluster, scopri che c’è grande contesa intorno alle origini dell’eccezionale bevanda, orgogliosamente rivendicate dall’Etiopia dove la prima pianta di caffè fu trovata nella città di Keffa, il frutto fu esportato prima in Yemen e poi rinominato caffè.
Qui impari anche che il sapore del caffè non è solo quello dell’espresso, del caffè americano o arabico, ma che esiste un caffè che sa di tè, di vino o di arancia: succede in Guatemala dove esistono 8 regiònes cafeteras di coltivazione, ognuna diversa per caratteristiche e sapore del caffè prodotto.
E se poi il caffè volete berlo in compagnia, per favore non offritelo a un burundese: in Burundi se ne producono oltre 23 tonnellate all’anno, tutto destinato alla vendita perché i locali – ci dicono ad Expo – bevono solo tè. Insomma, tutto il contrario dell’Etiopia dove il caffè si beve tutto il giorno e, come in altri paesi africani, è un elemento essenziale nella cerimonia di benvenuto agli ospiti.
Una pausa alla frutta – Per dare energia alla mattinata, cosa c’è di più dolce di un frutto? Eppure, se visiti il cluster Frutta e legumi impari che esistono anche frutti salati, come l’atangas della Guinea equatoriale consumato con il sale sopra dopo averlo fatto bollire e che l’ananas oltre che giallo può essere anche rosa e avere al suo interno una consistenza simile al cotone. Senza trascurare il fatto che da un frutto può nascere un cappello, visto che la rafia è appunto un frutto tipico di quelle latitudini.
Fare la spesa …. nel futuro – Per chi può, fare la spesa al mattino è una buona abitudine: ad Expo c’è il Supermercato del futuro ed è un tuffo nei punti vendita della Grande Distribuzione del 2050 dove ti colpiscono i packaging innovativi e la facilità nel reperire le informazioni sui prodotti, perché non sei tu che cerchi loro, ma loro che trovano te apparendo magicamente sui display sopra ogni espositore non appena si tocca una confezione.
Dieta mediterranea per un pranzo tra terra e mare – Da buoni italiani, amiamo i primi piatti. Ad Expo scopriamo che alcuni primi non sono solo nostre specialità, ma fanno parte anche di altre cucine. E’ il caso della polenta, un piatto tipico anche del Montenegro dove si chiama kacamak ed è tra le ricette in mostra nello spazio dedicato a questo paese all’interno del cluster Bio-Mediterraneo, vicino al Padiglione Italia. Nel cluster è presente anche il Libano, produttore di formaggi che possono offrire un’alternativa etnica alla tradizionale farcitura dei ravioli, come hanno dimostrato i prodi chef ai fornelli sotto il sole.
E per chi a pranzo privilegia un’ insalata mediterranea, ad Expo si superano alcuni luoghi comuni e si impara, ad esempio, che lo tsaziki, una delle più note salse greche, in Grecia non si usa per condire l’insalata ma in accompagnamento ai piatti di carne e rigorosamente in un contenitore a parte.
Cioccolato a merenda – Pane e cioccolata resta un evergreen per la pausa pomeridiana. Addentare questo “cibo degli dei” significa contribuire ad alimentare una filiera che nel mondo da lavoro a 50 milioni di persone. Questa è una delle informazioni della mostra allestita presso il cluster Cacao e cioccolato dove numerosi paesi produttori presenti, in particolare dall’Africa, sperano di attrarre investimenti per l’avvio dell’industria della trasformazione a fianco della produzione.
E che il cacao per loro sia una cosa seria, lo dimostra l’enfasi sulla ricerca posta da paesi come la Costa d’Avorio, primo produttore di cacao al mondo con 1 milione 770mila tonnellate annue e paese di nascita di una nuova varietà – il cacao mercedes – messo a punto due anni fa dal Centro Nazionale di Ricerca sull’agricoltura e caratterizzato da proprietà innovative rispetto alla varietà già note.
Ad Expo non si assapora solo la storia dolce del cacao e il valore di questa materia prima per l’economia mondiale. Qui si gustano anche le meraviglie create dall’industria della trasformazione ha saputo realizzare, complice creatività e qualità made in Italy. Solo due prodotti per rendere l’idea: un’intera gamma di pasta al cacao prodotta in Sicilia e un monumentale kebab dove a girare non è la carne d’agnello ma un delizioso cioccolato piemontese.
A cena, con un sorRiso – La cena etnica rompe la monotonia del rito serale e se la scelta cade sulla cucina di un Paese dell’Oriente non potrà mancare un piatto a base di riso. Quello cantonese però è solo una delle infinite preparazioni perché il riso può essere anche a porter, da gustare in uno stecco come fosse un gelato imitando gli abitanti di Laos e Thailandia. E non è l’unica curiosità del cluster del riso, dove, accanto alle informazioni sulla filiera, si impara, ad esempio, che esistono unità di misura molto diverse dalle nostre. E’ il caso di un “cestino” di dimensioni standard utilizzato per la vendita di riso in Myanmar (ex Birmania), paese che produce 1 milione e 400mila tonnellate di riso all’anno di cui l’80% esportato in Cina.
La giornata finisce, ma Expo continua. Un consiglio per chi visita i cluster: il personale Expo presente può offrire numerose informazioni sul Paese visitato e sulla sua attività rispetto al tema del cluster. Basta semplicemente chiedere.