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Keiichi Matsuda: come la realtà aumentata cambia relazioni e città

intervista a Matsua

Guru della realtà aumentata,  esploratore della percezione umana,  Keiichi Matsuda  protagonista della cultura digitale  è stato invitao a Milano per Meet the media Guru. Prima dell’evento gli abbiamo posto delle domande su realtà aumentata città e relazioni umane e Expo

Che cosa succede ora e in questa piazza in una realtà parallela, non solo fisica?

Tutt’intorno a noi avvengono delle cose che non possiamo vedere, ad esempio una telefonata, all’interno di un edificio, pagare con la carta di credito, usare una chiavetta USB. Ci sono poi degli edifici realizzati con mattoni, calcestruzzo, vetro e accanto a quello che vediamo possiamo interagire con dei network, attraverso dei macchinari. Tutto questo già esiste intorno a noi e permette alle persone di comunicare. C’è una città virtuale, interessante da scoprire.

Si può immaginare una città interamente pedonale?

Negli Stati Uniti c’è una grande attenzione sulla cultura dell’automobile, con le sue possibile evoluzioni, ad esempio con pilota automatico. Qui in Europa ci sono infrastrutture più antiche anche per quanto riguarda gli spostamenti in città. In questo senso c’è una idea dagli anni ’60 nella fiction legata alla scienza. Si può viaggiare grazie a dei tapis roulant, come quelli degli aeroporti. Ci si può spostare sul percorso di fianco, leggermente più veloce. Possono arrivare fino a 100 km all’ora. Certo richiederebbe un investimento ingente. Magari potrebbero diventare una realtà.

Proseguendo con l‘intervista Keichii Matsuda gli abbiamo chiesto: In futuro prevarranno relazioni virtuali o dirette tra le persone?

” Intanto c’è una questione di termini, se pensiamo al mondo virtuale ci viene in mente quello sviluppato negli anni ’90, indossando degli occhiali posso diventare qualcun altro, fuggire dalla realtà. Ora non è questa la direzione, non attraverso la fuga, ma possiamo aggiungere, aumentare la nostra realtà. Possiamo sapere più cose sugli altri, interagire in modi diversi. Le persone per strada non sarebbero più anonime. Posso sapere se ho qualcosa in comune con chi incontro, se ci piace lo stesso gruppo musicale, se andavamo alla stessa scuola. Con la realtà aumentata occorre uno smartphone, occhiali o lenti a contatto e avere informazioni “social” nello spazio. Cambia il modo in cui abbiamo a che fare con gli altri. Se voglio parlare del tempo, il colore preferito… così lo so già. Non ci sono più facce anonime in giro. Posso così essere in relazione con ogni persona che incontro.”realtà aumentata

Secondo Keiichi Matsuda   ognuno può essere un designer del suo spazio e sperimentare una città diversa?

 “La realtà aumentata aggiunge elementi virtuali nello spazio fisico, non solo apps, ma aumentando l’architettura, costruendo virtualmente su quello che ci sta intorno. Lo spazio diventa forma mediatica. Una nuova forma di espressione per città, imprese, individui. Si può scegliere che tipo di città voglio vedere, una nuova forma di arte e comunicazione mediatica.”

 Tutto può essere possibile in una realtà mediatica, se lo voglio?

“Si tratta di una forma veramente ampia e applicabile in vari settori e industrie. Ci sono però due ostacoli che lo impediscono. Il primo la capacità tecnica. Ad esempio le persone non sono abituate all’utilizzo. C’è poi l’ostacolo culturale. Io posso essere parte di questo ostacolo. Il mio lavoro è connesso alle scelte delle persone, in modo che possano avere il futuro che desiderano, quello in cui vogliamo che possano crescere i nostri bambini. Un futuro sul quale abbiamo riflettuto, abbiamo discusso, abbiamo fatto delle scelte.”

 Ha partecipato all’Expo di Shangai. Qual è la sua idea dell’Expo di Milano?

“Il concetto di Expo è interessante, è qualcosa che arriva dal passato, per sbirciare nel futuro. Ma ora abbiamo informazione dove vogliamo. Non abbiamo bisogno di lasciare le nostre case. La vera importanza di Expo è di dare un posto per far avvenire questo tipo di conversazioni. Non si parla più dell’esposizione, ma delle persone che ci sono in essa”.

Insomma per Keiichi Matsuda la tecnologia “aumenta”  non solo la realtà e  anche la possibilità dei contatti e l’importanza  scociale e comunicativa di luoghi fisci  in cui incontrarsi e raccontarsi.

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