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Chi sono i makers ?

la nuova manualità tecnologicaChi sono i Makers? Sono gli artigiani 2.0, persone dedite a creare sviluppo partendo dalla condivisione di idee, tecnologie, conoscenze per inventare nuovi oggetti e arrivare a “fare” dell’ innovazione la propria fabbrica. Ma chi aiuta i nuovi artigiani digitali?
La notizia è di qualche giorno fa: è nato il Make Made in Italy, la Fondazione che ha come obiettivo quello di favorire la crescita di nuovi talenti, offrendo loro spazi e strumenti digitali affinché possano realizzare le loro idee innovative. Tra i fondatori spicca Massimo Banzi, il mitico inventore della scheda elettronica Arduino, che ne è pure il presidente. La presentazione è avvenuta, non a caso, nella sede torinese di Toolbox, il primo FabLab italiano, incubatore di start up, inserito in una rete mondiale utile allo scambio di idee e alla loro condivisione.

Non è più necessario “sognare la California”, la terra degli irruenti makers. Se fare è prima di tutto connettere (idee e persone, per esempio), quel “mondo” è presente anche in Italia, dove, forse con meno enfasi, ma con calma rapidità sta montando quella “terza rivoluzione industriale”, di cui Chris Anderson (già direttore di Wired e attualmente amministratore delegato di 3D Robotics, azienda specializzata nella progettazione e costruzione di droni) è il maggior ambasciatore, nata dalla combinazione tra modelli d’innovazione della rete e una nuova generazione di desktop manufacturing tools (sistemi di manifattura da scrivania) con stampanti 3D, robotica customizzabile.

Che l’Italia fosse pronta per questa rivoluzione lo si era capito lo scorso giugno a Roma al primo Make Faire Rome, un evento che ha riunito per quattro giorni migliaia di persone facendo dialogare l’esperienza americana con quella italiana.  L’artigiano esperto che esplora le tecnologie digitali e il teen-maker che “smanetta” con programmi digitali, che stampa in 3D la custodia del proprio cellulare o si auto produce pezzi di ricambio e accessori per la bicicletta o il motorino, sono due facce di uno stesso movimento. Entrambi sperimentano un nuovo modo di “fare con le mani”.

Nelle nostre aziende artigiane, l’innovazione nasce sul campo. Nasce facendo precipitare esperienze diverse dentro quella cultura di base che è il “saper fare”. Innovando, l’artigiano cresce, la sua attività diventa impresa, che si distingue dalle altre proprio perché non abdica alla tradizione, ma la rinnova attraverso un dialogo costante con la tecnologia. I nostri giovani artigiani-makers sono curiosi, entusiasti. Animati dalla passione del “fare”, il loro punto di forza è la condivisione. Non hanno paura di sperimentare perché sbagliare fa parte del processo di apprendimento. Usano la tecnologia in un modo che può apparire naif, ma azzardano per diventare presto esperti e mirare poi all’eccellenza. Infine, si muovono in una dimensione internazionale con prodotti “fatti su misura” del cliente. Sanno che Italia è un brand globalmente riconosciuto. Si tratta, allora, di essere locali e globali. Make in Italy, per arrivare al mondo.

E se avete ulteriori domande su chi siano i makers e sulla manifattura digitale Imprese & Citta  vi offre ottime risposte: buona lettura.

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